Festa dell'Indipendenza degli Stati Uniti d'America, discorso dell'Ambasciatore David H. Thorne

July 3, 2012 ~ Roma, Villa Taverna

Signor Presidente del Consiglio, illustri ospiti, benvenuti a Villa Taverna e grazie per essere qui con noi oggi per celebrare il 236° anniversario degli Stati Uniti d’America.  Ė un grande piacere per me poter festeggiare la festa dell’Indipendenza Americana qui in Italia, la mia seconda patria!  Oggi è un giorno importante per l’America e per la storia mondiale.  Circa 200 anni or sono, un gruppo di mercanti e commercianti, scalpitando sotto il giogo dell’Impero Britannico, decisero di conquistare l’indipendenza per le loro 13 colonie e stilarono un documento ufficiale per celebrare le loro azioni.  Il loro obiettivo era Thorne, Montimettere in atto il detto latino “E Pluribus Unum”, vale a dire “da molti ad uno”.  Proprio come l’Italia 75 anni dopo,  gli Americani volevano riunire i vari stati in una nazione unificata, secondo le tendenze rivoluzionarie del momento.   Anche l’Italia, come gli Stati Uniti, vanta un’illustre storia di lotta per l’indipendenza, l’unità e la sovranità;   e proprio il suo carattere tenace, orgoglioso ed indipendente ha fatto sì che essa diventasse per noi un partner storico particolarmente appropriato.  Osservando il panorama internazionale attuale, la lotta per l’indipendenza americana assume una particolare rilevanza.

Oggi, infatti, siamo di fronte ad una situazione economica molto critica simile a quella che esisteva nel 1776 nei nuovi Stati Uniti d’America.  Il mio giovane paese aveva Sİ uno spirito indipendente ma, nella realtà, queste ex-colonie continuavano ad essere un insieme di stati diversi tra loro, ciascuno concentrato sulla propria autonomia.  Gli Articoli della Confederazione sono stati il nostro primo tentativo di auto-governo, un accordo che consentiva agli stati di mantenere la propria sovranità su quasi tutte le funzioni governative.   

Mancavano però una figura presidenziale, un sistema giudiziario o un sistema fiscale nazionali.  Anche le decisioni a livello nazionale richiedevano un voto unanime da parte di tutti gli stati, e tutti gli articoli della Confederazione si riferivano agli Stati Uniti d’America non come una “nazione” ma solamente come “una lega consolidata di stati amici”.  Il governo centrale non aveva il potere di raccogliere capitali, doveva chiedere denaro agli stati; di conseguenza, dopo che la Dichiarazione d’Indipendenza fu firmata, la nostra economia in breve tempo si deteriorò, i mercanti entrarono in competizione con i contadini e la violenza scoppiò a causa delle tasse esorbitanti.  Gli Americani istituirono un fiero dibattito sui benefici ed i rischi per gli stati, sacrificando la sovranità a favore di un governo centralizzato più forte, pur in presenza di una crisi finanziaria.   

Per caso questa situazione vi ricorda qualcosa?   

Trovammo la risposta 11 anni dopo, grazie alla nuova Costituzione che meglio bilanciava i poteri tra gli stati ed il governo federale.  Tale Costituzione ha creato il modello governativo americano attuale, ancora oggi valido sebbene le questioni relative alla sovranità degli stati e al potere nazionale continuano ad assillarci.  L’Italia e l’Europa sono alle prese con simili problematiche in materia di indipendenza,  sovranità ed autorità politica, nella risoluzione di questioni fondamentali per la Comunità Europea.  Qualunque sia la risposta europea, questa deve essere congiunta.  A tale proposito, vorrei esprimere il mio plauso al Presidente Monti per il suo ruolo cruciale nel sostenere la necessità di una risposta comune all’attuale crisi, che al momento rappresenta la priorità assoluta per noi tutti.  Certamente siamo oggi in una realtà ben diversa rispetto al 1776. 

Gli Stati Uniti, l’Italia e l’Unione Europea sono parte di un sistema globale interconnesso che si muove di pari passo con il capitale, l’andamento dei mercati ed il flusso di informazioni ed idee.

I tradizionali confini politici ed economici hanno perso il loro significato in un contesto dominato dalla tecnologia e dalla globalizzazione, e la tanto decantata “indipendenza” non ha nessuna valenza per i mercati del capitale globale.  La stessa sfida si pone oggi all’Europa, vale a dire cercare di trovare un equilibrio tra indipendenza e sovranità a livello globale.  Certamente si tratta di un processo ancora “in fìeri”sia negli Stati Uniti che in Italia;  nessuno di noi ha le risposte. Tuttavia, noi lavoriamo insieme per un progetto comune:  garantire la libertà e la prosperità ai nostri cittadini.  Vorrei in proposito citare una frase di uno tra i nostri più famosi Padri Fondatori, Benjamin Franklin, il quale, prima di unirsi ai suoi compatrioti nel firmare la Dichiarazione d’Indipendenza che li avrebbe resi tutti traditori di fronte alla corona britannica, disse:  “We must, indeed, all hang together, or most assuredly we shall all hang separately” , che letteralmente significa: “Dobbiamo tutti restare uniti, altrimenti moriremo tutti individualmente”. 

L’Italia e gli Stati Uniti sono insieme più che mai ora, nel bene e nel male.  Non potremmo desiderare un amico più affidabile, un alleato più fedele, un partner più brillante.  Gli Stati Uniti credono nell’Italia, nel progetto europeo e nell’abilità di leader intelligenti di trovare soluzioni intelligenti.  Insieme, riusciremo ad affrontare le stesse sfide che si imposero ai nostri antenati nella neo-nata America, e le supereremo, attuando grandi cambiamenti.  Vi ringrazio di cuore per essere venuti.  Buona festa dell’Indipendenza e viva l’Italia!!

 

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